Luogo comune n. 1:

E’ INUTILE FARE LA RD PERCHE’ METTONO TUTTO INSIEME

E’ falso, perchè:

La RD innanzitutto serve all’industria italiana

La raccolta differenziata (RD) non è stata inventata da un manipolo di ambientalisti, ma nasce in risposta a precise esigenze:

  • recuperare materie seconde per l’industria al fine di ottenere un risparmio economico rispetto al consumo di materie prime
  • detossificare il rifiuto destinato a impianti di trattamento finale, intercettando frazioni di rifiuti pericolosi

Il riciclo delle materie seconde viene con successo praticato da secoli. Le attività di recupero della carta e degli stracci hanno ad esempio dato vita ad interi distretti industriali a Lucca e Prato, rispettivamente. Durante l’ultima guerra mondiale raggiunsero invece il loro massimo sviluppo le attività di riciclo dei rottami metallici, impiegate a fini bellici. La detossificazione consiste nella rimozione prima dell’invio dei rifiuti allo smaltimento finale di frazioni non compatibili con l’incenerimento o dannose se collocate in discarica. Sebbene non venga effettuata al preciso scopo di ottenere un ritorno economico, genera comunque flussi di materiali/prodotti destinati a filiere di riciclo o recupero: ad esempio gli scarti da costruzione e demolizione, gli olii vegetali, le batterie al piombo, ecc.

L’invio a filiere specifiche di recupero dei rifiuti pericolosi riduce di parecchio i costi di gestione rispetto all’ipotesi in cui vengano invece gettati in maniera indifferenziata in una discarica. Lo stesso succede con i rifiuti recuperabili: se gestiti in maniera da finire correttamente riciclati in cartiere, vetrerie, fonderie, il costo complessivo della raccolta risulterà inferiore rispetto al conferimento di materiale misto in discarica o a incenerimento. Se lo scopo della RD è quello di ricavare materiali effettivamente riciclabili dall’industria e se questa pratica consente di ridurre di parecchio i costi rispetto allo smaltimento di rifiuti indifferenziati, è chiaro che non avrebbe alcun senso differenziare materiali potenzialmente recuperabili per poi invece rimettere tutto insieme.

Tenuto poi anche conto che in Italia esistono da parecchi anni i Consorzi obbligatori per il riciclo dei materiali recuperabili, che forniscono un quadro economico che garantisce rendimenti certi per chi opera la raccolta, mettendoli al riparo dalle fluttuazioni del mercato tipiche di qualche decennio fa. I Consorzi garantiscono la concreta collocazione dei materiali recuperati. Anche grazie alla loro attività, nel nostro paese la RD è in costante aumento da anni. Eventuali disservizi di cui si possa avere notizia dai mezzi di comunicazione non devono quindi creare dubbi sul senso complessivo della RD: sarebbe come - dopo un episodio di malasanità - si pensasse che è inutile andare in ospedale “perchè tanto gli ospedali servono solo ad ammazzare la gente”.

L’equivoco dei mezzi di raccolta

Molte voci sul “tanto mettono tutto insieme” probabilmente nacquero a causa di un equivoco, soprattutto ove si praticava la raccolta “porta a porta”. In molte realtà locali in cui venne introdotta la RD, in fase iniziale non erano disponibili molti capitali per l’acquisto dei mezzi di raccolta. Per cui, facilitati anche dai bassi quantitativi raccolti all’inizio, per la RD delle diverse frazioni venivano impiegati gli stessi mezzi, che ad esempio il lunedì facevano il giro di prelievo dei sacchetti della carta, il martedì raccoglievano la plastica e così via. Da qui l’equivoco: i mezzi per la RD venivano scambiati con quelli della raccolta ordinaria dei RSU (Rifiuti Solidi Urbani). E talvolta per tutti i tipi di RD veniva usato lo stesso automezzo, da cui venne naturale l’osservazione del “mettono tutto insieme”, anche se poi in realtà ciascun materiale veniva indirizzato ad un flusso di recupero specifico e separato.

Quando ero responsabile dei progetti pilota di RD degli imballaggi poliaccoppiati, promossi da parte di Comieco (il Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica), quando verificavo di persona le operazioni di prelievo dei materiali riciclabili ho sempre riscontrato il grande interesse con cui la popolazione controlla l’attività dei mezzi di raccolta, pur alle 6 di mattina e persino in un comune del Sud Italia. Per cui - al fine di evitare equivoci - proposi che, quando i veicoli venivano impiegati per la raccolta sperimentale dei sacchetti di carta/poliaccoppiati, sulle fiancate venissero applicati dei tabelloni magnetici recanti un’indicazione del tipo “raccolta differenziata dei materiali cellulosici”. I tabelloni sarebbero invece stati rimossi durante il prelievo dei rifiuti indifferenziati.

La stessa introduzione della raccolta multimateriale col “sacco viola” in Lombardia generò molti equivoci. I sacchi viola di materiali riciclabili misti erano di aspetto non troppo diverso rispetto agli ordinari sacchetti della nettezza, aldilà del colore del sacchetto. E perdipiù venivano prelevati con automezzi molto simili a quelli usati per la raccolta dei rifiuti indifferenziati. Quindi le attività di prelievo dei sacchetti per la RD potevano venire scambiate con la raccolta ordinaria, con tutti gli equivoci del caso.

Ulteriori equivoci nacquero - e nascono tuttora - a causa del fatto che lo stesso termine “sacco viola” viene usato per definire forme di raccolta ben diverse. Nella maggior parte dei casi il sacco viola serve per la RD dei materiali riciclabili, ma ci sono ancora dei comuni in cui è invece destinato alla spazzatura indifferenziata.